Carissime e carissimi,

ci scusiamo per i giorni di ritardo ma per fortuna non siamo ancora fuori tempo massimo, siamo ancora nella settimana di sensibilizzazione sull’uso degli antibiotici la World Antimicrobial Awareness Week (WAAW) 2020. Questo 2020, che dal punto di vista numerico suonava anche carino, un numero simmetrico, si è rivelato per la nostra specie probabilmente il peggiore anno dalla fine della seconda guerra mondiale. La pandemia era prevedibile, come dimostrano le ipotesi fatte nel 1997 dall’infettivologo americano Burke che aveva supposto una grande pandemia causata da un virus di origine animale della famiglia dei Coronaviridae e nel 2017 da Hans Rosling che nel suo libro Factfulness aveva considerato una pandemia virale come la sua prima preoccupazione per il benessere dell’uomo. Purtroppo non ci siamo fatti trovare pronti e non è ancora ben chiaro per quanto tempo dovremo convivere con il SARS-CoV-2. Il problema dell’antibiotico-resistenza (AMR) e della infezioni correlate all’assistenza (ICA/IOS) nel corso di questi anni non è stato meno dannoso: le vittime nel pianeta sono decine migliaia ogni anno, la sofferenza causata è tantissima, l’impatto economico elevatissimo. Però l’AMR e le ICA/IOS hanno un andamento generalmente torpido per cui la loro visibilità mediatica è senza dubbio inferiore. Rimangono in buona parte, almeno nel nostro Paese, un problema per addetti ai lavori. Proprio per noi addetti ai lavori come ogni anno il 18 novembre, giornata europea sul buon uso degli antibiotici, sono stati pubblicati dall’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) i dati sul consumo degli antibiotici e sulle resistenza agli stessi, ma sopratutto sono stati pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) i nuovi dati della sorveglianza nazionale dell’antibiotico-resistenza AR-ISS e quelli della sorveglianza nazionale dedicata alle batteriemie causate da enterobatteri produttori di carbapenemasi (CPE).

Cosa ci raccontano, in breve, questi quattro documenti? Cominciamo dai dati nazionali.

  1. Il rapporto AR-ISS (https://www.epicentro.iss.it/antibiotico-resistenza/ar-iss-rapporto) mostra come il nostro sistema di sorveglianza stia progressivamente migliorando: siamo arrivati ad avere i dati di 130 laboratori che coprono il 41% delle giornate di degenza, superiore a quello di Spagna (32%), Germania (27%) e Francia (20%). Questo mi sembra un ottimo risultato ed implica che i dati riportati sono solidi, anche se migliorabili. I dati del rapporto AR-ISS evidenziano un quadro sostanzialmente stabile con qualche dato in aumento per lo Staphylococcus aureus, in cui la percentuale di isolati resistenti alla meticillina (MRSA) è aumentata (35,6%) rispetto all’anno precedente (33,9%), anche se il confronto solo dei laboratori che hanno fornito dati nel sia nel 2018 che nel 2019 mostra una valore stabile, intorno al 33%. Lo stesso vale per Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi, passata dal 26,8% nel 2018 al 28,5% nel 2019, con un lieve calo se si considerano solo i centri che hanno fornito dati sia nel 2018 sia nel 2019. Per gli altri germi le resistenze sono stabili, anche se fa eccezione l’Enterococcus faecium che vede aumentare la resistenza alla vancomicina al 21,3%.
  2. La sorveglianza delle batteriemie da CPE ( https://www.epicentro.iss.it/antibiotico-resistenza/cpe/RIS-2_2020.pdf) evidenzia un aumento delle segnalazioni che ne 2019 hanno superato i 2.400 casi, pari a un’incidenza di 3,6 casi/100.000 abitanti anno. Le aree con incidenza più elevata sono il centro (6,1 casi/100.000 abitanti anno), dove è presente anche la regione più colpita, il Lazio con 6,5 casi, e il sud (3,8), in entrambi i casi in aumento rispetto al 2018. In calo i casi al nord, dove sono passati da 2,8 a 2,3/ 100.000 abitanti. Il 97,4% degli isolati erano Klebsielle pneumoniae, gli altri Escherichia coli, mentre l’83% delle batteriemie erano di origine nosocomiale e il 4% insorte in RSA. La più comune fonte di infezione è stata il catetere vascolare centrale o periferico (25,4%). Infine per quel che riguarda il tipo di carbapenemasi prodotta l’85,9% è riferibile a KPC, l’11,4% a MBL, e l’1,3% a OXA-48. Purtroppo non sono riportatati i dati relativi alla mortalità.
  3. La sorveglianza del consumo di antibiotici nell’Unione Europea (EU) / Area Economica Europea (EAA) (https://www.ecdc.europa.eu/en/publications-data/surveillance-antimicrobial-consumption-europe-2019) ha evidenziato nel 2019 un consumo medio totale (comunità e settore ospedaliero insieme) di antibatterici per uso sistemico di 19,4 dosi definite giornaliere (DDD) per 1.000 abitanti al giorno (range: 9,5–34,1). Durante il periodo 2010-2019 è stata osservata una diminuzione statisticamente significativa globale, confermata dal calo osservato in tredici Paesi, mentre in quattro Paesi si è osservato un aumento. Il consumo totale relativo al nostro Paese è di 21,7 DDD/1.000 giorni abitante, in calo significativo rispetto al 24,9 del 2010. Il consumo sul territorio è stato di 19,8 DDD, lievemente al di sopra della media europea che è di 18. Il rapporto tra il consumo di farmaci ad ampio spettro (penicilline ad ampio spettro, cefalosporine, macrolidi eccetto l’eritromicina, e fluorochinoloni) rispetto al consumo di antibiotici a spettro ristretto (penicilline a spettro ristretto, cefalosporine ed eritromicina) per il nostro Paese risulta fra i più alti, con un valore di 7,5, da confrontare con il 2,3 della Spagna, lo 0,9 della Francia e lo 0,5 del Regno Unito. Anche per quanto riguarda il consumo ospedaliero il nostro Paese è lievemente al di sopra della media europea: 1,89 DDD/1.000 giorni abitante rispetto a 1,77.
  4. Il report sulla diffusione dell’antibiotico-resistenza (https://www.ecdc.europa.eu/en/publications-data/surveillance-antimicrobial-resistance-europe-2019) per le otto specie batteriche clinicamente più rilevanti mostra che la specie batterica più comunemente segnalata è stata E. coli (44,2%), seguita da S. aureus (20,6%), K. pneumoniae (11,3%), E. faecalis (6,8%), e da Pseudomoans aeruginosa (5,6%). Il documento non riporta i dati relativi ai singoli Paesi, anche se sono sempre presenti le mitiche cartine geografiche con la stratificazione a colori delle resistenze, in cui l’Italia rimane sempre, o quasi, nelle zone più in sofferenza. I dati presentati in questi giorni mostrano alcuni progressi sia in termini di struttura organizzativa, con un ampliamento della popolazione sorvegliata, che del consumo di antibiotici, e forse, in parte anche delle resistenze agli antibiotici: ciò fa supporre che ci sia stia muovendo nella direzione corretta e la definizione del nuovo PNCAR 2021-2014 ritengo sarà indirizzata a consolidare quanto si è sin qui ottenuto. Ritengo interessante notare come la Francia, che consuma circa il 15% più antibiotici rispetto a noi, abbia tassi di resistenza quasi sempre molto più bassi: dovremo lavorare sui fattori che stanno alla base di questa differenza, probabilmente legati sia alle scelte italiane di molecole a spettro più ampio ma anche alle differenti strategie nazionali e all’esistenza in Francia di una forte infrastruttura organizzativa dedicata alla sorveglianza e alla prevenzione delle ICA, a requisiti obbligatori di attività e al riconoscimento di uno specifico profilo professionale. Questo conferma la necessità di lavorare su due temi importanti: promozione degli interventi di prevenzione e controllo: igiene delle mani, procedure di controllo della trasmissione, igiene dell’ambiente, formazione e programmi di antimicrobial stewardship, in ospedale e sul territorio.

Angelo Pan
Presidente SIMPIOS

Gaetano Privitera
Presidente Comitato Scientifico SIMPIOS